Leggi che richiedono una vita per comprenderle,
la geometria le risolve al momento stesso in cui
le raffigura. Dove risiede quell'Intelligenza?
Tracciare un quadrato di lato AB
con [un] cerchi[o] a raggio invariabile?
Solo un cerchio di raggio AB lo può generare!
è replicandosi quattro volte
che il cerchio dà forma ad
un quadrato
Al tracciato per il triangolo equilatero si aggiunge la bisettrice che unisce i punti C ed Y di intersezione dei due cerchi, ed un cerchio con il centro in C - passante per A e B - che intersechi in X la CY.
Il tratto CX è evidentemente uguale ad AB, ma fruibile solo come raggio per un nuovo cerchio con centro in X, che incontrerà le due circonferenze iniziali in D ed E, validi a dimostrare tout court il completamento del quadrato ABDE profilato dal [raggio del] 1º cerchio, delineando al suo interno il quarto di cerchio esatto, premessa alla finale acquisizione del π geometrico enunciato da questo studio.
Un aspetto interessante che ne deriva è che questo schema offra la possibilità, partendo da un triangolo equilatero ACB, di tracciare il quadrato avente uguali lati.
Non mi adoprerò per una superflua dimostrazione algebrica, essendo il mio intento evidenziare come il cerchio si avvalga di un'interessante simmetria orizzontale e verticale insieme, la prima basata sui due centri, l'altra decisiva sulle circonferenze, per una sorta di partenogenesi del 3º da XC, come dire un segno di croce, sincronizzando per quattro volte l'impiego di ‘sé stesso’, ovverosia con un'unica misurazione di base, per dare luogo a quello che, secondo un π che scopriremo alla fine del trattato, corrisponderà ad un quarto del cerchio pur valendo per l'intero.
Come nel suo aspetto immanente l'unità circolare manifesta la sua ciclicità in quattro fasi ben distinte, in un periplo orbitale come pure in un'onda sinusoidale, così ritengo di dover concettualizzare, o essere indotto a pensare alle quattro entità in gioco come se condensassero la loro essenza combinata e riflessa in ciascuno dei lati del quadrato, traducendola in una unità finita, sufficente ad individuare e distillare tutta la chiave metafisica π, l'arte di coniugare nel divenire i ritmi del tempo a quelli dello spazio.
È innegabile in tale diagramma il rapporto molto stretto tra cerchio e quadrato: una circonferenza basata sul suo stesso lato, si moltiplica per quattro in un movimento cruciforme, per produrre un quarto di quel quadrato che geometricamente la riveste e con la quale si identificherà grazie al π desunto a conclusione della nostra ricerca; quasi che la sua valenza venisse riproposta da ciascuno dei quattro orientamenti.
Come già esposto a pag.14 del trattato «2×2=3,14»
Se il triangolo è tre [spirito], il quadrato è quattro [materia] e il pentagono è cinque [trasformazione], dovremo pensare il cerchio come Uno [Sorgente dell'essere]
con il centro zero, ed in tal modo attribuire il due alle estremità del semplice segmento [dualità, transito, polarità, raffronto, connessione].
Ogni punto, come gli estremi del segmento, è il centro di un cerchio potenziale, che rappresenta tutto ciò che gli sta intorno; ma se virtualmente il numero di cerchi è infinito, uno solo è quello che definisce anche il segmento, ed è il cerchio che attraversa l'altro estremo, facendone il suo raggio.
Pertanto, lo ‘sdoppiamento’ dell'Unità in due cerchi non può che assumere una valenza attuativa della realtà lineare tangibile.
Anche se non ne abbraccia tutta l'ampiezza, come pure in ogni figura avente un numero di lati maggiore di 4, se mi è concesso poter considerare il raggio del cerchio - l'unica misura che lo definisce, che lo traccia e che lo calcola - come il suo ‘lato’, assimilandolo a quello di ogni altra figura poligonale, si manifesta senza compromessi quel rapporto dinamico dall'uno al quattro.
È in questo senso che si evince la necessità essenziale di quattro circonferenze di pari raggio per delimitare il quadrato e per contro, giacché la figura risultante è ¼ di ogni cerchio, ne occorreranno quattro per completare il cerchio intero.
Sarà solo un gioco di parole? può darsi; ma si applica unicamente a questa soluzione che rende anche la più ambìta.
Mi ha fatto riflettere per giornate intere, essendo il più efficente e compatto tra tutti gli schemi per profilare un quadrato, e a quanto mi risulta non è mai stato raggiunto prima d'ora in questo modo, a differenza del triangolo e del pentagono.
area: π r2
perimetro: 2 π r
Lo conforta il profilo algebrico per il quale, facendo riferimento ad ¼ di π, si scandisce l'area con (r×r) × π /4
e l'arco di circonferenza con (r+r) × π /4.
Fin dalla conclusione del primo lavoro sull'argomento («2×2=3,14», confidenzialmente: “due per due uguale a tre e uno quattro”), mi convinco sempre più che per capirlo veramente, il π vada ricondotto al quarto di cerchio.
Mi sforzavo nella mente di rendere palese una siffatta intuizione, fintanto che la geometria stessa mi è giunta in aiuto:
Si può osservare come il sistema di cerchi che conglobano il quadrato risulti a loro volta naturalmente inscritto in un quadrato che li delimita su tutti i lati.
Infatti le sue dimensioni dipendono dalla doppia e uguale formazione di due cerchi, sia orizzontale che verticale, arrangiata in modo che
esso corrisponda alla proiezione del quadrato virtuale costruito e centrato sulla croce CX-AB, attraversandone le diagonali e i vertici; una soluzione sorprendente per la sua unicità e che, rispettando le premesse contestuali, appare irraggiungibile senza passare per il quadrato ABDE; quasi destinata a rimanere un mistero.
Ancora un dato degno di nota è che il lato del quadrato circoscritto ha lunghezza pari a tre volte AB, come si verifica dalla tangenzialità ai due cerchi centrati sui suoi estremi.
Lo stesso accade per i due da C ed X.
Con i quattro cerchi così disposti avevamo quindi definito virtualmente anche il quadrato che li avvolge, che si può reinterpretare come la dominante latente dell'insieme.
Quattro cerchi uguali e simmetrici (compasso) - tre centrati ai vertici di un triangolo equilatero di identico lato;
due segmenti risultanti a croce (righello) - quello orizzontale è di apertura, il verticale è risolutivo.
Sembra un mandala sul quale meditare!
È, comunque lo si interpreti, il più affascinante paradigma di come il cerchio possa generare il quadrato di una dimensione voluta, o che abbia un lato nel suo raggio, assai più che passando per riga e compasso, data la sua intrinseca proprietà virtuale.
Per disegnare semplicemente un quadrato avrei potuto utilizzare il metodo a lato, da AB a C ed Y, per poi da D e B incrociare il vertice E; o un altro occasionale e plausibile, ma che cosa ci avrebbero insegnato? Inseguire vertici e lati di una figura non sempre corrisponde ad esplorare la Mente creativa, per valorizzare la differenza tra Intelligenza madre e percorso geometrico speculativo.
Mentre il primo è un'integrazione viva di cerchio e quadrato, il secondo è solo un tracciamento di un quadrato mediante più usi del compasso.
Un risvolto esoterico da non trascurare …
la Vesica-Piscis aleggia in p.za S. Pietro
del Vaticano, ancorché in modo inesatto,
essendo meno probabile una distorsione prospettica dal satellite.
è il fatto che tale soluzione tragga le fondamenta dalla universalmente celebrata figura chiamata Vesica Piscis, nota anche come "mandorla mistica", simbolo della Dea Madre o l'Eterno Femminino, tramandata alla base di diverse etnie, dall'antica Mesopotamia all'Africa e dall'India alle civiltà asiatiche, infine a varie culture Europee, per le sue implicazioni plastiche e misteriosofiche ma anche matematiche.
Infatti la scissione che dal cerchio Uno genera la duplicità creativa, in quanto regolata dal triangolo ai centri ed ai punti di intersezione, nonché, al suo centro orizzontale, dalla stessa √3 - ossia CY, su AB = 1 - e con essa la polarità di positivo e negativo, Yin e Yôn, (o Ying Yang) è considerata come la sorgente, padre/madre, di tutte le forme immanenti,
e già questi brevi passi paiono confermarlo; è sostanziale rilevare da questo intreccio e per coerenza semantica, come essa sia generata dal triangolo, per poi dare vita o sostanza al quadrato.
Senza contare che tramite opportuni reticoli ricavati dai suoi punti di intersezione essenziali, e sempre secondo le regole iniziali consentirà di misurare geometricamente le radici quadrate dei numeri da 2 a 10!
In pratica, la relazione tra i primi due cerchi si riproduce in altri due, dando luogo ad una seconda Vesica Piscis intorno a CAB, imperniata a 90° su un loro punto di incontro, C nella figura sottostante, che consente di tracciare il triangolo equilatero inscritto, senza dover prolungare AB fino a T.
Rimane da rammentare quella che è verosimilmente la più significativa evoluzione della figura base di due cerchi che, con l'aggiunta orizzontale di un terzo cerchio con centro sulla circonferenza del 2° e simmetrico al 1°, portato in rotazione ripetuta di 60°, sviluppa in qualsiasi direzione il cosiddetto ‘Fiore della Vita’
Dalla vescica metafisica al pesce
Con il prolungamento laterale dei due archi minori fino ad incontrare i due vertici inferiori del nostro quadrato - dando luogo a quegli archi di cerchio che rimarcano il π - si va a dotare la vescica natatoria della coda che completa il profilo di quel ‘pesce’, assunto fin dagli albori come simbolo della cristianità e chiamato “Ichthys”, ossia “pesce” nel greco antico, divenuto l'acronimo che dissimulava:
"Iesus Christos Theios Yios Soter", cioè "Gesù Cristo di Dio Figlio Salvatore".
Un attributo che peraltro, in quanto alla precessione degli equinozi, echeggia i trascorsi 2000 anni per la corrispondente era zodiacale dei Pesci.
Basta esaminarne la figurazione, sia nella sua forma ideografica:che descrittiva:, per rendersi conto della coerenza simbolica, rappresentativa di quanto stiamo studiando.
Da notare che a differenza dal font qua riprodotto, nell'iconografia classica i due pesci risultano collegati da un'unica lenza, o comunque da una sorta di cintura, concetto rispettato dai simboli pur con un semplice trait d'union, ma quasi del tutto ignorato da quegli illustratori che probabilmente non se ne farebbero una ragione.
Un'apparente nonsenso, che invece la spiegazione ce l'ha!
Eccone una minuscola rassegna catturata dal Web, comunque rara:
È dunque quel quadrato nella sua posizione a portare in atto per l'era cristiana la grande potenzialità del simbolo.
Rileva altresì dallo stesso diagramma la risultanza fin troppo inosservata del triangolo equilatero CYT, originato dalla Vesica Piscis, il cui lato inscritto nel cerchio di raggio 1 è la radice quadrata di 3.
Come dire che il lato di tale triangolo equivale al lato di un quadrato con area 3, un modo che evidenzia come la scienza dei numeri evochi da presso la geometria e le implicazioni metafisiche del quadrato.
In generale, il lato di un triangolo equilatero inscritto in una circonferenza ha sempre valore √3×r e la sua altezza è ¼;(2×r) o 1,5×r.
L'impianto qua rivelato ne garantisce in modo esclusivo la fattibilità diretta ed immediata, progetto assai più laborioso da realizzare diversamente, anche senza seguire la norma qua proposta, cosa che sembra giustifichi il proliferare di disegni a mano libera.
Si potrebbe anzi notare a questo punto che ciascuno degli archi misura 150°, non lontano dal tanto argomentato numero 153, che persino sui Vangeli [Giovanni ¶21:11] viene citato come numero di pesci nella rete, per un miracolo voluto da Gesù. Pur non essendo mio intento ricamare sulle notevoli virtù matematiche del 153, non posso non soffermarmi a suggerire ai ricercatori che una misura speculare di 150 (la cui somma numerologica è 3, da 1+5+1+5 ), dunque intessuta ed unificata da un triplo 3, detta somma = 3, la radice quadrata di 3 ed il triangolo portante, possa ritenersi integrata nel caso speciale dalla cifra 153.
La portante triangolare che domina lo schema mi ha indotto ad approfondire ulteriormente il costrutto, ed ecco emergere una soluzione ancor più stringente fatta di, e dedicata a soli tre cerchi, capaci di dar luogo e contenere in duplice assetto lo stesso immancabile quadrato.
Lo suggeriva infatti la base del triangolo equilatero maggiore, che interseca nel punto X il terzo cerchio centrato sull'incontro di CY con AB (centro di tutta la figura); ma in realtà solo come esito di una analisi grafica compositiva che, pur non essendo praticabile con righello e compasso, essendo idealmente educativa sotto il profilo simbolico merita di essere osservata.
.
Come il diametro del 3° cerchio, passante per CY interseca in Y il 1° cerchio [con centro in] A, così il diametro di questo, passante per AX per parallelismo dimostrato dalla simmetria dei due cerchi, incontra in X il cerchio centrale ove XY è ¼;AB, per estendersi ad E che si unisce a D alla base del cerchio B.
Ne deriva che il cerchio B sviluppa la triangolare simmetria che ci regala la perpendicolare ad AB quale diametro verticale del cerchio A, quindi i lati del doppio quadrato sottostante e soprastante, nonché i simmetrici sul cerchio opposto.
A dirla tutta, non saprei dire quale delle due perle sia la più preziosa, per dimostrare la simbiosi quadrato~cerchio che mi sono prefissato.
Oserei affermare che se la prima illustrava una sorta di gestazione del quadrato, imperniata sul quaternario, quest'ultima ne rappresenta il doppio concepimento per riflesso del ternario; ed è proprio per questo che ho inteso illustrarla.
Entrambe svelano in modo profondo il procedimento atto a certificare la sacralità geometrica ed esoterica della Vesica Piscis - emblema del processo creativo - e dell'Ichthys, al di là dei gadgets più o meno improvvisati alla moda.
A questo punto però si impone la rigorosa distinzione: mentre la prima soluzione - processata in figura a lato - presenta tutti gli estremi per il tracciamento teorico, della seconda non è fattibile tracciare il 3° cerchio, mancando ogni riferimento al punto a cui estendere il compasso, una volta collocato sul nuovo centro.
Anche se si è stabilita dall'inizio la regola di un'apertura fissa, utilizzarla ad hoc potrebbe contraddire il canoni della normale prassi; tuttavia non escluderei che questo contribuisca ad esaltare il carattere trascendentale della formazione.
32 + 42 = 52
Pur non tralasciando il fatto che il quadrato è lo scrigno nativo della Sezione Aurea, per evidenziare la quale avevo già tracciato il Pentagono concavo e convesso combinando Φ e φ, non poteva mancare quella soluzione del Pentagono che integrasse con altrettanta eleganza i presupposti testé affermati, partendo dai due cerchi A e B.
È approntata, grazie al 3º cerchio con centro in Y, dalle cui intersezioni E e D incrociando la x si giunge ai centri-vertici F e G e da questi al vertice del pentagono naturalmente con cinque cerchi.
Ma non è tutto. Anche se quattro sarebbero sufficenti prolungando la YC fino ad intersecare un quarto cerchio nel punto w, non mi fermo qua, potendo ottenere una stella che quasi si costruisce da sola, e che da concava definisce il verso convesso, ancora una volta con tre soli cerchi.
L'intersezione D del 3º cerchio attraversando il punto x raggiunge il 1º cerchio in E, da cui il tratto EB - che è già un lato della stella - interseca il 2º cerchio (centro in B) nel punto e, che a sua volta consente di prolungare Ae fino all'apicale punto w e di unire altri due lati a G, lascio scegliere come…
È il caso di precisare che, nel simbolismo astrologico, le due forme del pentagono sono sinonimi di produzione e trasformazione, mediazione, evoluzione: la figura convessa è innovativa e creativa, la concava è distruttiva o sostitutiva, componenti necessarie al divenire.
Un'importante nozione che sfugge tutt'ora alla maggior parte degli astrologi, pur essendo stata pubblicata e resa nota da The Watch Publisher fin dalla sua prima Agenda Astrologica Personalizzata (1992), poi divulgata da AstroTime (2012) accompagnando più di una previsione storica basata su tali relazioni orbitali. Riassunto un esempio in una mail dell'epoca, tutto l'articolo originale (con aggiornamenti progressivi) è leggibile presso il server con date certificate.
A conclusione di quanto abbiamo visto, la procedura di rigore proposta all'inizio, pur avendo trovato da sempre l'implicita soluzione per il triangolo, ed in più di un modo applicazioni note per il pentagono, non aveva mai incontrato risposte per il quadrato, rimasto oggetto di costrutti facili quanto superficiali, nonostante le sue implicazioni più emblematiche ed universali cardini della realtà ad ogni livello di studio e conoscenza.
nuovo inserto 2023 - un anno dopo
La matematica non è fatta di numeri ma di concetti,
che collegano la realtà fenomenica a fattori numerici.
Nondimeno, se le suddette soluzioni rappresentano un valido esempio di geometria pratica, dalla mia ricerca avanzata – introdotta al paragrafo seguente – emergerà la maggior valenza di quella che definirò GEOMETRIA ESSENZIALE, arte in natura, essendo lo scenario in cui la Sezione Aurea esprime la sua funzione continua e dominante, della quale la sintesi più eloquente si condensa in questa figura:
– l'impianto aureo completo dei 5 poligoni fondamentali –
un clic evidenzia la miglior soluzione aurea del pentagono
e le molteplici corrispondenze auree con il rettangolo
Lo schema, qua dimostrato in assoluta anteprima, oltre al passaggio dal quadrato di base al rettangolo aureo, contiene il costrutto dei passaggi ABC, dal rettangolo aureo al grande triangolo aureo con vertice C, ma prima ancora con ABv al vertice v del triangolo aureo ALv che gli è interno (e virtualmente ne sintetizza la proprietà), per poi dalle intersezioni x degli archi ALE con centro in A ed il suo simmetrico da L, definire la linea x–E i cui prolungamenti intersecando gli archi stessi puntualizzano i vertici del pentagono implicito alla proporzione applicata.
Da non tralasciare la costruzione simultanea del laterale triangolo, ad es: AEv pure aureo e che chiamerò terziario, con funzionalità inversa: non la base sezione aurea di ogni lato ma ogni lato sezione aurea della base, che verrà scomposto in altri due equivalenti con le basi sui lati del pentagono convesso.
Ancor più elegante per entrambi, sarebbe bastato intersecare gli archi da L e da A con raggio LA con quelli da L e da A con raggio AB.
Come un paio d'ali dispiegate…
Mantengo stringata la descrizione per non appesantire questa figura magica, un vero monumento che parla da solo. Nota anche che il segno + interno alla figura, visibile con clic, indica il centro esatto del rettangolo aureo.
Applicando sul lato sinistro uno schema aureo capovolto, con il quadrato di lato corrispondente all'altezza del triangolo ADC, sùbito rappresentato nel sito indicizzato al paragrafo seguente, si va a definire il cerchio che circoscrive il grande triangolo, con tutta la gamma dei cerchi aurei concentrici, meravigliosi per le reciproche proprietà.
il rettangolo aureo “poligono irregolare”?
Lo studio che mi sforzo di presentare è quello di un prospetto geometrico integrativo, volto a focalizzare in modo sempre più impegnato ed avanzato la valenza poco esplorata – nonostante le molteplici riproduzioni fittizie che popolano il web – in matematica come in geometria, e per meglio dire nell'insieme naturale, della sezione aurea non a caso chiamata Divina Proporzione.
Fin dal 2002, con la realizzazione del primo Sri Chakra yantra geometricamente esatto nei secoli assieme alla parallela scoperta delle straordinarie componenti del Grande Triangolo Aureo interno alla piramide di Giza, al dominio eye-of-revelation.org si sono aggiunti domini di 3° livello: sriyantra complementare allo studio esoterico geometrico del mandala, golden-ratio.eye-of-revelation.org con una prima rassegna del topico, unitamente ad uno studio sui trucchi posti in campo da Leonardo da Vinci per arrotondare il celeberrimo Uomo di Vitruvio, con la relativa soluzione aurea effettiva; il presente pi-day.eye-of-revelation.org che sviluppa il principale tema del π, il cui ulteriore sviluppo ha condotto ad un successivo golden-spiral.eye-of-revelation.org che reca la soluzione integrale teorica e praticabile on line, nonché inattese scoperte in merito alle proprietà dello sviluppo della spirale aurea e ‘spiraloide’.
L'esposizione interessa una geometria ‘primitiva’, incardinata su tre cifre: 3, 4, 5, fondamenti di ogni costrutto più o meno elementare, a partire dal teorema di Pitagora; non si rifà a dei concetti di infinito, che probabilmente alberga solo nella mente di chi lo immagina, inquantoché nella dimensione rallentata (ovverosia della materia in cui siamo immersi e scientificamente credenti) nulla di infinito può sussistere.
L'idea di infinito adottata dal mondo accademico è quasi parallela all'immagine di Dio come la raccontano i preti.
B.C. – RETTE PARALLELE E GEOMETRIA NON EUCLIDEA
“Lo sai che le rette parallele non si incontrano mai?”,
“scommetto 5 arselle che si incontrano”,
“ci sei, rompi…!”, “ecco, prendiamo un bastone per uno …
(canzoncina prendingiro)”, “e piantala!”
… “guarda là! si INCONTRANO!.., 5 arselle prego!”,
…?* “beh, adesso dacci un taglio!”
Per lo stesso motivo neppure la retta esiste – se non un parto dell'immaginazione – ma solo il segmento, cioè il tratto più breve che unisca due estremi, comunque si intenda calcolarlo. Per come la vedo io, dibattere sul parallelismo di due rette è uno spreco di energie che oltrepassa il compiacimento; e se così fosse, ne sono state spese molte, senza mutare l'assunto iniziale…
La realtà deve essere compresa per quella che è, mentre inventarla può solo deviare dalla stessa, nonché dal rigore che la stessa scienza si impone.
Si sa che per definizione i poligoni regolari sono solo quelli convessi equilateri ed equiangoli; ma valutando il rapporto privilegiato, del tutto unico del rettangolo aureo, quale mediatore del quadrato dal grande triangolo aureo al pentagono concavo e convesso, sorge ormai spontanea la necessità di mettere a fuoco una nuova adeguata visione e distinzione delle tre figure, dotate di peculiari “regolarità” alla radice di tutte le manifestazioni.
Il rettangolo infatti pur essendo equiangolo ma non equilatero, in luogo di tale qualità impeccabile vanta quella non meno significativa di matrice aurea che ne idealizza la funzione, poiché oltre a contenere il quadrato che lo determina, dà forma e specifica corrispondenza ad altre in una chiave assai più rapprentativa che delle figure piane pressoché inerti.
Questo schema presenta una mappa in qualche modo innovativa, ma in un'ottica più verosimile del reale.
classificazione dei poligoni basilari
in geometria classica e/o essenziale e
i 40 triangoli componenti il pentagono
Se infatti a fondamento della geometria euclidea (il cui simbolismo è quello che conta, anche se lo spazio è curvo, giacché la loro proiezione simbolica è inalienabile) classifichiamo tre poligoni regolari derivati in massima sintesi dalle interazioni di [un] cerchi[o] a raggio costante, come abbiamo dimostrato: triangolo, quadrato e duplice pentagono, allo stesso tempo non si può trascurare l'importanza delle figure esaltanti la sezione aurea dedotte dal rettangolo aureo: da un lato il sommo triangolo aureo, dall'altro il pentagono concavo, che la manifestano prima e a monte di ogni altra realizzazione e regolamentazione.
Mentre la prima classe riguarda figure regolari e statiche, la seconda introduce a processi vivi e dinamici, in quanto interessano maggiormente lo svolgimento di fenomeni naturali; rappresenta le tre distinte modalità con cui la sezione aurea prende forma, nelle figure geometriche e simboliche fondamentali dell'esistenza.
Del quadrato, che non la esprime direttamente ma la contiene, deve aver luogo quella specie di ‘parto’ che ne svolge la metamorfosi nel rettangolo aureo, il quadrilatero tale da far da ponte alla costruzione degli altri due.
Nella mia meta-visione ad es. è la stella pentagonale che articola processi di crescita e trasformazione attraverso costruzione e distruzione, laddove il pentagono convesso ne esprime vertice dopo vertice solamente il derivato (ma non formula da solo la sezione aurea), e si avvale delle proprietà interne al suo perimetro per realizzarne la massima sintonia, così come il quadrato si rifà alle sue diagonali per definire la croce delle quattro direzioni cardinali ed i processi di contrapposizione dialettica.
Il perimetro stellare nativo definisce 10 triangoli aurei secondari + 5 terziari, ai quali se colleghiamo i suoi vertici con il perimetro del poligono convesso se ne aggiungono 5 per ogni lato, di cui 3 di tipo terziario di due misure diverse.
La lista in senso orario nella figura soprastante è:
5 × BAC, 5 × ExA | × EzC, 5 × ECx | × AEz, 5 × yxC, 5 × BCD e 5 × CBz Come quello corto, anche il lato lungo del rettangolo fa da base ad un triangolo aureo, quello terziario, ricavabile dall'intersezione dei due archi aventi per raggi i lati corti, in incrociata simmetria al precedente.
Un campionario di ineguagliabile sinergica ricchezza.
Conosci forse un modo per tracciare un pentagono, che abbia maggior senso di questa cristallizzazione della sezione aurea?
In questa più recente acquisizione delle implicazioni del suo triangolo aureo secondario se ne trova un riscontro senza eguali.
Quanto al grande triangolo sono stato e sarò ancora fin troppo esplicito nel dichiararlo contenitore e rivelatore dell'autentico π e misura del cerchio che lo incorpora.
Dato un cerchio che lo circoscriva con diametro uguale all'Unità, un suo lato equivale ad ¼ della circonferenza ed è √Φ, rivelando il π nell'ineffabile e totale armonia delle regole.
Matematica: scienza che usa metodi logici e deduttivi per lo studio delle proprietà
di numeri, figure e configurazioni geometriche, strutture formali e processi evolutivi,
e che con altre discipline scientifiche e tecnologiche serve a definire modelli
dei suddetti enti per risolvere problemi reali d'ampia portata
– https://sapere.virgilio.it/parole/sinonimi-e-contrari/matematica
Posti a confronto in una sintesi più approfondita, se ne evincono meglio le prime potenzialità.
Il triangolo equilatero per tutti i lati uguali non presenta alcuna base, né orientamento, né dinamica.
È un mero simbolo geometrico, di completa sintonia, che acquista grande senso nel tetraedro.
Per contro, il grande triangolo primo è la massima espressione, diretta ed essenziale della Divina Proporzione: in quanto presenta una base su cui i due lati costituiscono un accordo, rapportato alla base in piena ed esclusiva ratio φ.
Come tale è atto a rappresentare la scissione dell'Unità primigenia, nel massimo equilibrio armonico concepibile.
Non a caso è simbolo universale riconosciuto del divino.
È il Principio Creatore che genera i due opposti poli complementari, Padre e Madre, propositivo e ricettivo, espansione e contrazione il cui prodotto è uguale ad 1.
Ha senso verticale; per quanto di poco rilievo, se è dimezzato verticalmente (dal vertice a metà base), se ne può ricavare subito il rettangolo aureo, da cui tutti gli annessi.
È proprio nel cercar di dimostrare graficamente la relazione aurea prima, che scopro un nuovo metodo per integrare nel modo più diretto ed immediato il grande triangolo con il suo cerchio circoscritto; dando luogo al moltiplicarsi in un'esplosione, di altri quattro triangoli dello stesso tipo, due di dimensioni decisamente maggiori e due un po' minori di quello di base, che risulta a sua volta duplicato dalla sua proiezione simmetrica verticale. La procedura è elementare:
disegnare il grande triangolo aureo nel cerchio circoscritto con righello e compasso
raddoppiato il lato AC in AB – diciamo con un cerchio di diametro =1 – un arco con centro in A e raggio AD interseca AB nel punto Φ sezione aurea della somma dei due lati, e non solo: se prolungato fino ad E, dove incontra il suddetto cerchio con centro in C, darà luogo alla nuova base DE del triangolo aureo DEB perfettamente inscritto nel cerchio maggiore – una dimostrazione che ci regala il percorso più breve per costruirlo con righello e compasso – il cui 4° cerchio aureo interno è tangente oltre che alla base del triangolo, all'arco ADE precisamente nel punto Φ. mentre il 2° oltre che ovviamente ai lati DBE è tangente al lato del rettangolo aureo di origine.
Non finisce qua: ripetendo quest'ultima operazione specularmente in verticale, cioè sul lato DC del triangolo [CLIC], il segmento xy tra le due intersezioni dei triangoli maggiori [verde-azzurro] costituisce insieme a xF ed xE i lati di altri due nuovi triangoli aurei xyE ed xyF con vertice in x, di dimensione leggermente minore del triangolo iniziale; come ad alimentare la magica armonia deducibile.
In cosa consista la magia di questa figura è presto detto: essendo il lato DB normale alla base DA, la ratio DA/DB, rappresentativa del rettangolo che appare tenendo il mouse sulla figura cliccata, è 1,272022 o meglio la √φ.
Il quadrato invece ha senso orizzontale, è lo spazio [del] creato, che distribuisce e contrappone i quattro Elementi sul piano materiale.
Il pentagono completo è una figura complessa, verticale ed orizzontale quale sintesi dei due: 5² = 3² + 4² !
Ogni suo vertice è raggiunto degli altri quattro, simulando graficamente una prospettiva quasi piramidale, paradossale nel prospetto, ma invitante ad una logica da non trascurare, che si ripropone a ruota.
Dirige il vortice che produce movimento e mutazione, tramite un doppio senso di rotazione, nonché una sorta di spirale derivante dal riprodurre autonomamente se stessa, cosa che né il triangolo né il quadrato fanno.
Se nel pentagono il passaggio da un vertice al successivo, ad es. della base, avviene con un lato AB in senso antiorario, nella stella concorrono due lati AC, CB in senso orario, che definiscono il triangolo aureo secondario insieme al lato AB che ne è la base.
Per passare da un vertice al seguente del pentagramma, il pentagono impiega invece due lati in senso orario (il più breve), generando così il triangolo aureo terziario AEC, la cui base in questo caso è il lato della stella.
Con esso si identifica dunque il quinto elemento, l'etere, permeante ogni aspetto della vita.
Possiamo distinguere i due versanti che coesistono nel poligono con gli attributi verticale, centripeto, positivo, e viceversa.
Si configura così l'Intento, con il principio di revisione che dirige a compimento ogni cosa, azione o evento secondo quelle leggi di causa ed effetto che conducono all'avanzamento attraverso realizzazioni; si attua la legge di andata e ritorno, corso e ricorso, che è contropartita e compensazione, chiamata karma in oriente, enunciata dalla terza legge di Newton in occidente:
“ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”, che traslata alla sfera vibrazionale ed energetica dell'umano terreno significa ‘raccogli quel che semini’.
Elettricità e Magnetismo
A differenza del grande triangolo primo, nei triangoli ‘secondario’ e ‘terziario’ il rapporto aureo è sdoppiato, la ratio aurea sussiste solo tra la base e ciascuno dei due lati separatamente.
Entrambi in simmetria pentapolare delineano il poligono completo, ma mentre il terziario è orientato maggiormente alla frangia perimetrale, cioè periferica, come identificandosi soltanto con la figura convessa e senza riguardare l'area del pentagono convesso interno che è estraneo alla sua area, il secondario si concentra sul campo interno della figura, lo delimita e lo contiene con il suo sviluppo.
Così mentre il terziario rappresenta l'espansione ed il moto centrifugo, il secondario rappresenta la contrazione ed il principio gravitazionale.
Tracciando per ciascuno di essi i due archi con centro agli estremi delle rispettive basi e raggio il lato del pentagono, i loro raggi alle intersezioni con i lati delineano la presenza di 2 +1 triangoli del tipo opposto e di 2 del proprio tipo; questi ultimi nel 1° caso si sommano alla sovrapposizione (Yon), nel 2° si sottraggono (Yin).
Che lo si convenga o meno nel tempo a venire, queste figurazioni mostrano una concatenazione intelligente ed essenziale, fondamento di una cosmogonia geometrica esoterica, quasi ideografica.
La potenza del 5
Chi volesse addentrarsi in una trattazione scientifica a sostegno di quanto ripercorso in questa relazione, focalizzata sull'aspetto geometrico del pentagono, troverà in questa pagina materia di riflessione ed opportuni rinvii alla scoperta dell'ATOMO MAGNETICO, divulgata fin dal 1954 dal famoso ricercatore Pier Luigi Ighina (già assistente di Guglielmo Marconi).
Troverà ulteriori descrizioni dettagliate riguardanti le dinamiche di triangolo e quadrato in seno all'analisi astrologica.
Quella pagina reca data recente a causa di aggiornamenti di alcuni indirizzi web da http:// ad https://, ma il suo contenuto risale alla prima produzione di AstroTime antecedente al 2010 (quando la spirale aurea era ancora inesplorata). Ripercorrendola per una traduzione utile, mi accorgo che non pochi concetti espressi e coordinati in quegli anni risultano fortemente integrativi dello sforzo attuale, proprio dall'orizzonte dialettico dell'astrologia, che offre i più significativi spunti di riflessione, per le strette correlazioni che collegano la dimensione della materia allo svolgersi degli eventi.
Il triangolo è Fuoco, e come ogni fiamma ha una base, altezza e punta verso l'alto, in un'unica direzione. Bruciando produce energia; in un modo o nell'altro permea qualsiasi organismo, ne determina la compattezza e può sublimarlo; non ha dimensione propria né misura alcuna: un fiammifero, o una scintilla bastano a satenare il più vasto incendio.
È quindi e soprattutto Luce.
I suoi tre lati possono rappresentare i principi di attrazione - repulsione - propulsione che caratterizzano le dinamiche dell'esistenza, ma solo nella loro potenzialità, essendone l'effetto demandato alle altre due figure.
Il quadrato per contro è Terra, con una dimensione materiale rigida e misurabile, come del resto è il tempo che accompagna lo spazio, in quattro direzioni fondamentali, fisiche o stagionali.
Piano o quadrimensionale (tempo incluso), è lo scenario sul quale trovano posto e relativa stabilità cose ed eventi. La sua caratteristica prima è la contrapposizione, insita nel parallelismo; i suoi due vertici opposti ne raggiungono altri due opposti tra loro.
È fonte di complementarità, di superamento e continuazione attraverso il confronto, ma anche di attrito e ristagno, poiché la sua natura è fissa, statica, non semovente ma solo dispositiva, per l'appunto di attrazione-repulsione.
Nel linguaggio astrologico la quadratura (90°) è sinonimo di attrito, di urto e disagio, e così pure multipli (135°) e sottomultipli (45°, assai insidioso).
Questi riferimenti potranno non interessare i matematici, ma mi hanno consentito di prevedere per le relazioni angolari orbitali tra pianeti (* vedi sotto) decine di eventi sismici documentati, disponibili online.
Del resto basta osservare le specifiche delle stagioni, opposte e complementari.
Il pentagono presenta allora una duplice espressione: passiva e attiva.
Da quanto descritto sopra, è facile desumere il manifestarsi di una componente di Acqua (o stato liquido), sempre frammista e convertibile in una di Aria (o stato gassoso) e viceversa sotto l'azione del Fuoco; componenti in grado di trasformare e trasmutare lo stato della Terra di per sé inerte ed immobile senza questa spinta incessante.
Dunque la realtà propulsiva dell'atomo magnetico si manifesta non a caso in direzioni di cinque atomi riceventi, che la ripresa ci mostra, anche se probabilmente Ighina non era personalmente edotto del principio in esame.
È interessante osservare come la presenza di un tetraedro [triangolo in solido] inscritto in un cubo [quadrato in solido], lo suddivida in un totale di 5 tetraedri, aventi ciascuno per base uno delle facce del tetraedro centrale e per vertice uno dei vertici del cubo.
Le 3 facce di ogni tetraedro esterno × 4 volte sono 12, quante sono le facce del dodecaedro [il pentagono in solido].
Insomma, non sarebbe azzardato considerare le tre figure in esame emblematiche degli attributi di Cardinali, Fissi e Mutevoli, sotto i cui raggruppamenti si ripete la distribuzione dei 4 elementi nel circuito zodiacale.
A differenza del quadrato, che lo scompone in quattro fasi, il pentagono si avvicina maggiormente al cerchio e stabilisce quel fattore di continuità che ne è la rotazione in doppio senso.
Va notato che mentre nel quadrato ogni vertice ne raggiunge due contigui, ma non il vertice opposto (potenziale complementarità, ma sulla base del contrasto), nelle figure dispari ogni vertice raggiunge tutti gli altri, escludendo un possibile conflitto. Nel triangolo tale passaggio è singolo ed immediato, nel pentagono è multiplo e mediato; in ogni caso esprime un impulso dinamico sempre presente.
Abbiamo visto all'ingresso in questa pagina come una circonferenza si moltiplichi 4 volte per generare il quadrato; ma come può derivarne direttamente il triangolo aureo, con le sue speciali proprietà? è semplice, quasi prevedibile: mentre 4 cerchi uguali ribadiscono la simmetrica e totale planeità del quadrato (che risulta di lato pari al raggio), incontriamo qua tre cerchi concentrici (interni al 1°, quindi 4 in scala) come ad esaltare la verticalità del triangolo, poiché introducono al pensiero il vortice di una spirale, o anche il loro sviluppo verso l'apice della grande piramide, già citato nella pagina di ingresso; allineati infatti in triplice riduzione aurea giacché la divina ratio è quella da riprodurre in questo caso.
È grazie al rilevamento di questi cerchi che ho potuto scoprire e capire il sommo triangolo, evidenziando e pubblicandone le specifiche nel 2002 in varie direzioni formali. Per mezzo di quel triangolo, e solo di quello, la circonferenza ci affida la sua metà con la relativa Φ.
Si potrebbe dedurre da questa ricca esperimentazione che se il quattro si vede, il tre ed il cinque sono impalpabili, come l'anima del reale.
Figurando l'assoluto che tutto contiene questa è verità certa: il cerchio significa contenimento del tutto, esso è il π ! e così ce ne informa, poiché come ho premesso la metà della circonferenza equivarrà alla metà superiore del grande triangolo d'oro (considero tali i due lati uniti nel loro rapporto aureo con la base), quasi a sottolineare il modo di esibire la sua unità al mondo tangibile.
Un regalo prezioso per chi lo sa leggere.
Così ogni quarto è il vero π, centro e periferia, radice in essenza della sezione aurea e di tutto quanto ne consegue. La sua cifra governa l'equilibrio gravitazionale tra particelle subatomiche.
Come si può non cogliere tanta perfezione e magnificenza, una volta inquadrata? Sostituendola con un π artificiale ed inopinabilmente imperfetto, al punto da aver bisogno di tanto clamore (di impossibilità geometrica) per farsi valere?
(*) Oltre ad un rinvio ad un articolo che sebbene datato 2010, è interessante per alcune implicazioni,
merita citare che sulla semplice e diretta applicazione di queste tre figure basilari del linguaggio geometrico ai processi di meccanica celeste, più semplicemente ai rapporti angolari nei movimenti orbitali dei pianeti nel sistema solare, ho sviluppato per circa quattro anni (2011-2014) giornaliere previsioni sismiche anticipate sul server di seismic.astrotime.org, troppo spesso verificatesi il giorno seguente nell'arco di minuti o anche solo di secondi per poterle ignorare, quindi archiviate con tutti gli altri eventi in avanzate tavole PDF sempre disponibili; tutt'ora scaricate sistematicamente per evidente scopo di ricerca da studiosi di vari paesi, nonostante che la corretta lettura delle pagine tecniche aggiornate sul web in date non modificabili risulti compromessa negli anni dalle mutazioni funzionali dei browsers, a cui chiedevo il massimo, dato l'enorme volume di dati grafici in vista.
Appuntai in data 31/05/2012 una prima lista di previsioni tra le più precise ovvero azzeccate a meno di un minuto, ma poi non me ne sono più occupato, essendo il lavoro in tempo reale piuttosto serrato.
Quando pensai che bastasse cessai questo impegno senza tregua, ma non rinunciai a postare previsioni via Twitter, spesso indirizzate all'INGV, per lo più soggette a riscontri senza dubbio scioccanti nei casi degli episodi più gravi.
Sfortunatamente però, prevedere terremoti è un terreno che scotta, ragionevolmente quasi proibito, il che non farà sì che Astrologia (quella seria) e scienza possano andare a braccetto tanto più facilmente com'era nel mio intento.
Ma i dati rimangono, risultanti da equazioni ed algoritmi basati su triangoli, quadrati e pentagoni. Nel riguardare la home page, con la tavola celeste che fotografa il sistema al momento del più forte dei terremoti, non posso non notare che troneggia una terribile spirale.
Il traguardo finale
Ero giunto a maturare queste ultime riflessioni dopo aver scoperto il potere della spiraloide, capace di ricondurre figure irregolari al perfetto triangolo pentagonale.
Pertanto ho preferito continuarle su questa pagina, che introduceva i rapporti tra i poligoni di base; ciò può arrecare disagio nella lettura, ma la materia si amplifica in tempo reale sulla sua stessa stesura, e non potrei ricostruire tutta la trattazione ad ogni nuovo apporto.
Ora, dopo aver meditato ed approfondito quest'ultimo tema, un'ispirata deduzione mi costringe a ritornare all'ultima rampa di lancio,la Quintessenza della spirale aurea, per sviluppare quella che sarà la più ambita delle conclusioni, una vera ultima tessera atta a completare il mosaico di questo mondo ignoto, soddisfacendo tutte le aspettative in modo pragmatico, per essere infine applicabile al mondo naturale.
Il lavoro è in corso, chi avrà la pazienza di seguirmi, non ne sarà deluso.
fine inserto 2023
Triangoli, sezione aurea e false spirali
Se questo paragrafo si fosse limitato alle false spirali, a cui mi richiamava ahimè la stella soprastante, potrebbe ancora figurare in questa pagina;
ma la legge creativa di cui la spirale aurea ci informa ad ogni livello della realtà, a questo punto mi ha reso doveroso approfondire e documentare, il che ha assunto le dimensioni di vera e propria ricerca, con analisi e risposte innovative ad argomenti tanto affascinanti da dar rilievo – in termini squisitamente geometrici – al subominio dedicato
Gli è che la spirale aurea generata dalla Divina Proporzione viene interpretata e presentata da diversi matematici come una semplice specie di spirale logaritmica; forse per semplificare qualcosa che sfugge di mano.
In realtà è vero il contrario, giacché mentre il logaritmo è un artificio matematico formalizzato nel secolo XVII, che ha dato séguito all'impostazione di spirali geometriche di vario genere, la spirale aurea riposa da sempre su un principio del tutto autonomo, imperniato sull'immutabile ed insostituibile ratio del Φ, il fattore che non trova l'eguale in alcun'altra formula di espansione/contrazione, e che come vedremo si realizza in più di una modalità.
È espressione ed è espressa da un principio unico che tutto permea di equilibrio e di armonia.
rivelando una forza alla radice dell'esistenza fisica e del suo evolvere biologico; miracolo di perfezione incessante nel divenire, auto-definita nel passato e nel futuro in continua accelerazione.
Questo suo rango dunque non è naturalmente assoggettabile né storicamente riducibile ad un caso di spirale comune, ancorché con le stesse formule a quest'ultima preposte possa essere calcolata; se le altre spirali, al confronto, sono poco più che strutture geometriche ideate, la spirale aurea è struttura geometrica ideale. Vediamone dunque le ragioni.
La matematica, vista nella giusta luce, possiede non solo verità ma suprema bellezza –una bellezza fredda e austera, come quella della scultura, senza ricorrere ad alcun lato della nostra natura più permissiva, senza le vistose finiture di pittura o musica,
eppure sublimemente pura, e capace di una rigorosa perfezione
quale soltanto la più grande arte può esibire.
– da Bertrand Russell, “A History of Western Philosophy”
Sarà per merito degli argomenti che sto trattando,
ma personalmente la trovo di una bellezza calorosa e vibrante!
dalla Sezione Aurea al terzo tesoro della geometria
Ove poi qualche critica spietata avesse involontariamente intaccato il tuo buon umore, e ciò nonostante mi hai seguito fin qua, ecco un'altra relazione inattesa, che potrà bilanciare qualche compromesso. Ove mai esistesse un'esposizione di ‘gioielleria geometrica’, per così dire, anche il prossimo diagramma sarebbe degno di una teca privilegiata, non essendo mai stato visto prima, ma soprattutto per la sua singolare eleganza e pertinenza simbolica.
Se dal punto di vista storico è stata determinante la regola della ‘certezza’, derivante da geometria pratica con riga e compasso, oggi che certi confini, rapidità esecutiva inclusa, sono superate dai linguaggi di programmazione, si rende essenziale addentrarsi nel più intimo, intrinseco costrutto delle figure fondamentali, dei loro rapporti ritmici, creativi e dinamici, poiché da tali potenzialità emergono leggi e sinergie naturali, che non essendo fatte di espedienti geometrici, possono renderci edotti di quel che si cela dietro le quinte.
Già dalla ricostruzione corretta dell'Uovo Cosmico (cfr. anche «2×2=3,14» pag. 7), l'impalcatura virtuale di questi cerchi si è rivelata come la chiave di impeccabili proporzioni.
Ora però si tratta di pura geometria in essenza, ed ecco come ci sfida il loro impiego, dando per scontato il triangolo di fondo, che aiuta a identificarli e dai quali è posto in essere.
A compensare l'apparente incomunicabilità tra i due triangoli aurei, ancora un'anteprima, conseguente ad applicazioni della maestria dei quattro cerchi aurei concentrici con i diametri in ragione Φ, che accompagnano indelebilmente la struttura del Grande Triangolo Aureo, un'autentica miniera di miracoli.
Pentagono definito solo da
due cerchi aurei: r1=1, r2=Φ
La 1a circonferenza esterna [diametro 1.000] entra in gioco nella più immediata definizione del pentagono, e quindi dei triangoli aurei nativi, se soltanto ripetuta in tangenza ai lati del triangolo, per cui dai due punti di intersezione con l'originale circoscrivente, i diametri passanti dal centro definiranno all'estremo opposto i vertici del pentagono. Va tracciata con il centro sul punto inferiore della 2a [dmt. Φ] (che è anche il centro della 3a traslata a tangente al punto inferiore della 1a nonché alla base del grande triangolo), ed interseca la 2a in due punti che marcano egualmente i vertici opposti del pentagono ivi virtualmente inscritto, simmetrici rispetto al centro, naturalmente ma non necessariamente, proiettati nella figura sulla circonferenza esterna.
Da notare che il cerchio primario così riportato risulta pure tangente alla 3a [dmt. Φ¹;], e a sua volta ai lati del grande triangolo (avente vertice opposto al nuovo centro) che sembra voler rafforzare la referenza.
Non sono pochi i riferimenti d'oro che emergono dalla maestria di questo impianto, e mi soffermo a delinearne solo alcuni.
Questa nota mi riconduce con mia stessa sorpresa all'indagine prospettica delineata nel 2003, riportata nella pagina precedente a proposito della piramide di Giza da cui tutto lo studio è originato. Un'arricchimento last minute, che potrebbe amplificare il senso di tale intuizione per i livelli di risonanze.
Naturalmente le coordinate d'intersezione delle due circonferenze corrispondono esattamente a quelle angolari per 18°.
La tecnica ripercorre in un certo senso le orme della prima ricerca del quadrato, che ha iniziato questa pagina; ma in questo caso non si sdoppiano cerchi uguali, ma si agisce sul dinamico rapporto aureo di due soltanto, dimezzandone la presenza necessaria.
Se consideriamo il pentagono l'espressione vibrante caleidoscopica della sezione aurea, il quadrato ne è solo lo scrigno non manifesto.
Forse per questo la procedura applicata alla stella non indulge ai quattro lati, da cui appare contraddetta in ogni direzione per uno scarto del raggio per difetto di circa lo 0.00192%.
La più appetibile delle analisi suggeriva infatti che in un cerchio di diametro 1, una circonferenza con centro in qualunque punto del suo perimetro e di raggio un doppio Φ al quadrato, quattro volte il raggio del 3º cerchio aureo, lo intersecasse in due punti tali da sottendere una corda corrispondente al lato di un quadrato inscritto; ed il primo impatto sembrò incoraggiante.
Persino un caso di stimolante rilevanza semantica, che però avrebbe condotto all'esito opposto, e che a questo punto del percorso non rinuncio a ritenere degna di catturare la curiosità degli studiosi, come è stato per la mia. La figura SVG lo esibisce, ma data la poca manegevolezza di questo nuovo formato, che qua uso solo a livello illustrativo approssimato; ho provveduto anche in questo caso un PDF di altissima risoluzione e precisione, che dimostra l'assoluta rispondenza del pentagono, contro la quasi sorprendente irriducibilità del quadrato a qualsiasi tentativo di sua discendenza dall'impianto aureo.
Di fatto il quadrato è portatore indipendente della Divina Proporzione, e non ne ha bisogno per essere tracciato.
Sembra librarsi in equilibrata distanza dalle intersezioni dei cerchi aurei abbastanza ampi da definirlo dall'esterno, o commisurati all'interno, e pure con scarti simmetrici.
Debordano nella stessa direzione e sempre con distanze irrisorie anche l'applicazione del cerchio Φ2; portato tangenziale al Φ6, potenzialmente su 4 lati; e quella del cerchio Φ3 tangente a se stesso o alla base del grande triangolo.
Ho tentato e ricontrollato le varie modalità - dopo essere inciampato in due difetti del linguaggio PostScript, che alterava le dimensioni del quadrato successivamente ruotato di 45°, ed il cui comando nativo approssimava il profilo del cerchio (in modo impercettibile), tenendomi sotto scacco per giornate intere con questo controllo di precisione, fino a che non me ne sono accorto ed ho applicato funzioni algebriche, più laboriose ma esatte come un software CAD.
Gli scarti rilevati infatti sono quasi invisibili alla vista normale, e diventano determinanti solo con una verifica di precisione micrometrica; suggerisco il massimo zoom a partire dall'area cerchiata a tratteggio, incrocio che definisce il pentagono, per prender visione di quali errori possa riservare questa tecnica di indagine; occorre uno zoom superiore al 600% per cominciare a distinguere le due curve, di cui la gialla è quella primitiva e non sufficentemente corretta.
Al lato opposto i dati esatti di intersezione delle due circonferenze, una di raggio 1000.00 e centro in 0,0, l'altra 618.033988749894848.
Il PDF è progettato con la massima attenzione per esibire e dimostrare i minimi dettagli, per cui è costruito con linee sottili, a volte sottilissime (0.01pt, Acrobat ver.5 può non bastare).
Nel PDF le curve maggiori di colore rosso (verdi nella figura svg) dimostrano i tentativi di intercettare i vertici del quadrato inscritto e la risultante approssimazione, la prima in alto affiancata in verde da quella che dovrebbe essere la traccia corretta, ossia dal raggio 763.9320225 allo stesso + 1.465.
Rosse minori al tratteggio, sempre traslate dal sistema aureo, potrebbero a vista risultare tangenti ai lati del quadrato… ma nessuna lo soddisfa, lo impedisce un nesso proporzionale costante, che sembra sfidare il miraggio.
Incuriosito, quasi provocato da tale incompatibilità, ho voluto sondare un altro caso, ispirato dalla strategia dei 4 cerchi che definiscono il quadrato, proprio per la loro disposizione vagamente triangolare, e allo stesso tempo incorniciata in un quadrato circoscritto: tracciando il cerchio inscritto nel medesimo sorge immediato di verificare se le sue intersezioni con i diametri dei due cerchi iniziali delimitino la base del grande triangolo a sua volta inscrittovi, cosa che a prima vista non sembra venir meno, in concomitanza con il lato superiore del quadrato alla base di un triangolo equilatero.
E invece niente da fare! di nuovo per una differenza minima.
Poiché lo scarto che intravvedo è troppo esiguo e poco affidabile ricostruisco il grafico passando dal più fragile ambito illustrativo alla programmazione in PostScript; ma la distanza è confermata con precisione (clicca la figura se vuoi vederlo).
Queste prove e relative considerazioni, in apparenza prive di utilità, se non altro dimostrano ad un pensiero filosofico che il quadrato della materia, pur recando l'impronta aurea, non risulti prendere parte diretta integrandosi a degli schemi derivanti dalla luce (triangolo) o dalla corrente elettromagnetica (pentagono) della divina proporzione, ma può solo renderne manifesti gli effetti come zoccolo di partenza.
La procedura qua esposta potrà non essere convenzionale, giacché non mi soffermo su dimostrazioni usuali che altri potrà svolgere, ma mi avvalgo di strumenti con i quali la ricerca corre veloce, e merita di essere segnalata, anche nei suoi limiti.
D'altra parte il PDF diventato un mezzo di comunicazione prezioso e quasi insostituibile per la sua potenzialità (che personalmente ho programmato fin dai primi anni '90) e la portabilità e conseguente accessibilità a 360°.
Nella figura compaiono a complemento del tutto due rettangoli naturalmente connaturati allo schema aureo: il verticale tangente al cerchio Φ2, cioè di base uguale al suo diametro ed altezza uguale a quella del grande triangolo; ed orizzontale, tangente al cerchio Φ, cioè di base uguale al suo diametro, ed altezza misurata dalla sezione aurea dell'altezza e/o del lato del triangolo, quindi distante Φ3 dal vertice.
Per come lo vedo io, uno schema che evoca sempre più un spartito musicale, portante di melodie che si alternano ed intrecciano vorticosamente, ma forse non si accontentano di uno spazio euclideo.
Non è azzardato arguire che l'impianto aureo renda intercomunicanti per le loro proprietà le figure delineate in tali processi, non solo inscritte nel cerchio primo, ma anche correlate alle sue proporzioni concentriche; affascinanti modulazioni tanto poco casuali da non poterle ignorare.
Dovrebbe essere chiaro che in questo caso non attendo ad un compito di geometria manuale, bensì ad evidenziare ed approfondire una pronunciata sinergia aurea tra i poligoni fondamentali (il cui tracciato con riga e compasso è comunque praticabile).
Quella di una geometria viva, che parla per archetipi elementari e svela le sue misteriose connessioni alle radici del divenire.
Senza contare che è la sola fonte da cui possiamo attingere il vero π.
Tuttavia tornando al quadrato, si può desumere la sua totale non dipendenza (o discendenza) dalla sezione aurea, che svariati tentativi hanno rivelato rigettare, respingendola come fosse una calamita di egual polarità, anche se ogni volta per approssimazioni minime, quasi invisibili in un comune tracciato.
Gli è che rispetto al cerchio, il quadrato è una figura basata sull'incrocio perpendicolare di due diametri, o di lati in simmetria parallela o ad angolo retto, tutti aspetti che non hanno alcun bisogno del rapporto aureo, che anzi sono in grado di rappresentare con due sole linee, che ne esprimono la totale padronanza intrinseca:
un mezzo lato (=1) e la semidiagonale (√5).
Quattro è numero pari per eccellenza, e tutto nel quadrato rientra in una statica parità ed autonomia, contraddistinta dalle sfaccettature poliedriche della stella pentagonale, e forse proprio questa insistente apparenza denota una realtà trascendente.
Tutto quanto affrontato, non senza un ingenuo disappunto iniziale, sembra voler accreditare il principio secondo il quale il quadrato non può derivare dalla sezione aurea, che a sua volta non può essere costruita senza ricorrere al quadrato; anche se si usa ridurlo al triangolo CDE, che in realtà non ne è che un quarto, ma che comunque non partecipa a questo genere di classifica, non trattandosi che di una figura artificiale arbitraria.
Per contro ovviamente, nessuna figurazione che esponga la sezione aurea, o sia costruita su quella base, può esserne considerata una matrice, o un basamento da cui dedurla.